roma jazz festival

In seguito alle ultime normative anche il Roma Jazz Festival giunto alla sua 44° edizione, ha dovuto cambiare i suoi piani all’ultimo, ma non ha voluto rinunciare all’appuntamento. Ecco il programma fino al 20 novembre.

Roma Jazz Festival

Dopo Jazz is now nel 2018 e No borders del 2019, tema di questa edizione è Jazz for Change. Un cambiamento necessario in un mondo afflitto dall’emergenza climatica e dalla messa in discussione dei diritti civili, cui stanno reagendo con forza movimenti come Black Lives Matter e Climate for Change. La pandemia ci ha mostrato come sia di importanza strategica cambiare il nostro stile di vita, l’approccio con l’altro, il rapporto con l’ambiente e ripensare i tessuti urbani, immaginare nuovi modi di vivere gli spazi ma anche sfruttare al massimo le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie. Il jazz, musica di trasformazione continua, può essere una fonte di ispirazione: un genere basato sulla cooperazione e sull’armonia ma che, al tempo stesso, insegna il rispetto dei ruoli e lascia libero spazio alle individualità.

Il 12 novembre arrivano al Roma Jazz Festival 2020 il pianista inglese Alexander Hawkins, uno dei giovani musicisti europei più versatili e richiesti, e Hamid Drake, batterista della Louisiana di lunga e consolidata esperienza. Hawkins, apprezzato per la straordinaria concentrazione che dimostra nelle sue esibizioni live, retaggio di una formazione in parte classica, è cresciuto ascoltando il primo Duke Ellington e Bill Evans ma in concerto riesce a far aleggiare lo spirito di Messiaen. Di tutt’altro tipo la formazione di Drake, immerso fin dall’adolescenza nel soul, funk e R&B targato Motown per sviluppare durante la sua carriera un interesse profondo per le molteplici traiettorie e influenze della musica africana. Quello in Auditorium sarà un concerto ipnotico, circolare e intenso, in un continuo e vicendevole inseguirsi di due linee parallele che alla fine si ricongiungono.

Dopo le due strepitose esibizioni all’Eurovision Festival – nel 2017 quando stregò pubblico e critica con la sua esibizione e nel 2018 in duetto con Caetano VelosoSalvador Sobral arriva al Roma Jazz Festival , il 13 novembre per presentare il suo ultimo album Paris, Lisboa. Sobral ha una voce straordinaria, ha timbro e tecnica, appoggia le frasi della sinuosa lingua portoghese con la stessa sensibilità di un interprete jazz. Vederlo muoversi sul palco usando ogni gesto al solo scopo di accompagnare la canzone, con un atteggiamento del tutto anti-pop, rivela la sua assoluta spontaneità e sincerità.

Il 14 novembre sarà invece la volta dello Chopin cubano, l’Herbie Hancock de L’Havana, il pianista Roberto Fonseca, dal 2001 membro stabile del Buena Vista Social Club. Al Roma Jazz Festival presenta il suo ultimo album Yesun, per il quale The Guardian ha parlato di “maestria” di Fonseca, mentre Mojo lo ha definito “formidabile” e Downbeat ipnotico. Ad ogni modo, il disco è un’esplosiva miscela di jazz, musica classica, rap, funk ed elettronica che rompe le forme e abbatte i confini, sempre in costante ricerca delle radici profonde della tradizione afrocubana. Yesun è un gioco di parole che simboleggia l’acqua. E come l’acqua ha il potere di raggiungere lunghe distanze e acquistare qualunque forma, così la musica di Fonseca scorre tra l’antico e il moderno, accogliendo le sfide con un senso acuto della forma, del ritmo e della melodia, fra assoli a volte agili e delicati, altre percussivi e vigorosi, sempre permeati di profondità, lirismo e determinazione.

Appuntamento imperdibile il 17 novembre con la prima mondiale del concerto multimediale Gong. La musica del trombettista Luca Aquino con la partecipazione speciale del percussionista francese Manu Katchè, le opere visive inedite di Mimmo Paladino caposcuola della transavanguardia italiana e i testi di Giorgio Terruzzi, tra le penne più brillanti e note del giornalismo sportivo italiano racconteranno le grandi storie della boxe: da Primo Carnera a Muhammad Ali, passando per Sugar Ray Robinson, Nicolino Loche, Carlos Monzon, fino a Mike Tyson. Le imprese, le vittorie ma anche le grandi sconfitte di questi atleti entrati nel mito della noble art per mettere in luce anche l’uomo che si nasconde dietro il grande campione, con le sue fragilità, i suoi sogni e i fallimenti. Sei storie di pugili per sei fantastiche parabole di vita: storie di resistenza, impegno e capacità di trasformazione, dove vincere o perdere non ha molta importanza, quando la grande impresa è riuscire a salire su quel ring.

Il Nord e il Sud del Mondo si incontrano invece il 19 novembre nel concerto di Mino Cinèlu e Nils Petter Molvær, che presentano il disco appena uscito (settembre 2020) SulaMadiana. Il titolo dell’album prende il nome da Sula, l’isola al largo della costa occidentale della Norvegia, da cui proviene Molvær, e Madiana, sinonimo di Martinica, da cui proviene il padre di Cinelu. L’album rende omaggio a Manu Dibango, Tony Allen e Jimmy Cobb. Cinelu ha guadagnato fama internazionale negli album di Miles Davis come We Want Miles o Amandla. Ha lavorato con i Weather Report, Herbie Hancock, Pat Metheny, Sting, Santana, Lou Reed e Laurie Anderson. Nils Petter Molvær è una delle figure più importanti del jazz europeo. Il suo viaggio nelle aree inesplorate della musica abbraccia quasi una dozzina di dischi, sui quali ha esplorato varie combinazioni tra sonorità acustiche ed elettroniche. Entrambi sono maestri nella visualizzazione del suono e nel trasformare il visibile in udibile. La loro casa musicale è l’intero pianeta, ma mentre il suono rauco e nuvoloso della tromba di Molvàer evoca il freddo boreale, Cinelu è il fuoco ritmico dell’America Latina e dell’Africa. In SulaMadiana, hanno finalmente trovato il loro spazio comune.

Gran chiusura il 20 novembre nel segno di due elementi centrali per tutti i grandi movimenti che oggi lottano per il cambiamento, la lotta femminista e la ferma volontà di reagire agli imprevisti della Storia. Sul palco salirà una delle cantanti, violiniste e compositrici più apprezzate della scena internazionale, la cubana Yilian Canizares con il Trio Resilient. Da sempre attenta alle tematiche dei diritti civili e femminili, la Canizares presenta al pubblico del Roma Jazz Festival 2020 il suo ultimo album Erzulie dedicato alla divinità femminile haitiana dell’Amore e della Libertà.