L’Accademia la chiama così, “la bella stagione”, la stagione sinfonico-cameristica 2020-2021 all’Auditorium. “Bella” può voler dire molte cose. Qui possiamo tradurre: densa, impegnativa, coraggiosa. E i primi due concerti danno il la. Il 16 ottobre con Pappano che dirige il Te Deum di Bruckner e Das Lied von der Erde di Mahler, il 22 di nuovo con Pappano alle prese con un programma a dir poco vario (da Gabrieli a Stravinskij passando per Bach, Vivaldi e Mozart) e con Stefano Bollani solista; che non suona Gershwin ma il K488 di Mozart, il concerto per piano e orchestra con il sublime, celeberrimo Adagio in 6/8, su ritmo di “siciliana”. Non lo si può negare: incuriosisce e fa gola.

Il seguito è uno scintillìo caleidoscopico di epoche, stili, pietre miliari, rarità, novità, riprese. Spesso accostando musiche di periodi diversi e non mancando le occasioni da calendario, come i due Bach di Natale (con l’omonimo Oratorio) e Pasqua (con la Passione secondo Matteo). Il tutto vede sul podio, oltre al console e gran sacerdote Antonio Pappano, un bel manipolo di bacchette a tutta prova: Carlo Rizzari, James Levine, Jakub Hruša, Valerij Gergiev…

Non meno ambiziosa la stagione cameristica. Che pure esordisce alzando il tiro, con una Maratona Beethoven domenica 11 ottobre. Protagonista il giovane israelo-palestinese Saleem Ashkar, intessuta di tutto il Beethoven pianistico di più forte rilievo dal periodo giovanile all’ultima, stellare produzione. Anche in questo ambito si spazia nei secoli, con la novità delle due conferenze-concerto di Mario Brunello che “suona e spiega” capolavori. E con grandi ritorni e relativi “sequel”, da Leonidas Kavakos che manda avanti il Beethoven per violino ad András Schiff che continua l’esplorazione di Bach per tastiera. E con Pollini che torna due volte, la prima il 30 novembre, data che sana il forfait settembrino del sommo pianista italiano.

Come definire, a conti fatti, una doppia stagione così? Si potrebbe molto analizzare e molto denominare e qualificare. La materia davvero non manca, nel lavoro di questa grande istituzione musicale romana che non perde colpi da anni. E la risposta del pubblico sta a testimoniare che queste non sono solo parole. Ma forse, a conti fatti, hanno ragione loro. L’aggettivo che meglio descrive le qualità di questo doppio programma annuale è anche il più semplice: sì, proprio una “bella” stagione.