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In pieno centro storico, seppur in zona defilata dalle vie dello shopping capitolino, Osteria dell’Ingegno è un angolo per buongustai tutto da scoprire. Con i suoi quasi 30 anni di vita l’insegna al numero 45 di Piazza di Pietra, che guarda le rovine dell’antico “Hadrianeum”, torna a vivere la bella stagione all’ombra delle 13 colonne del tempio di Adriano che fanno da quinta teatrale al dehors del ristorante.

Il nuovo menù dell’Osteria dell’Ingegno

Il menu continua a muoversi tra tradizione e modernità, valorizzando una italianità di sapori e un’identità regionale di cui Gianmarco Nitti, proprietario e oste, si fa garante con una gamma di piatti territoriali e ingredienti che mappano presìdi Slow Food e virtuosi artigiani. Da Alpi alle piramidi le ricette spaziano dai fondamentali romani fedeli all’originale, come la Carbonara con guanciale di Amaseno e pecorino di un piccolo produttore di Castel Madama, alle composizioni vegetali, sempre più richieste dai commensali, come il nuovo ingresso in carta della Tiella di Gaeta e il rassicurante Carciofo alla Giudia, e naturalmente i secondi sempre accompagnati da generosi contorni. Non mancano le ricette di recupero come Cacio, cocuzzella e ova di origine molisana, un piatto povero che ha sfamato intere famiglie e con cui fare la scarpetta raccogliendo il finale con dell’ottimo pane preparato in casa insieme. Altre preparazioni espresse sono, invece, raccontate a voce seguendo l’Ingegno del giorno, un menu diurno che cambia quotidianamente.

Il pesce è solo pescato con una fornitura freschissima e stagionale direttamente dalle banchine di Anzio, mentre per gli amanti della carne c’è la Tagliata di petto d’anatra profumata con zenzero e asparagi, le Costolette di agnello molisano servite con le patate arrosto oppure la Guancia di Mora Romagnola – una razza antica, al centro di un progetto di recupero che l’ha salvata dall’estinzione – qui condita alla cacciatora, quindi con pomodoro, spezie, olive e capperi insieme a un contorno di purè di sedano rapa. Variegata è anche la voce dei dolci che come una bussola golosa indica Tiramisù, Tarte Tatin al Calvados, Bavarese con mango e cocco e Mousse al cioccolato fondente, senza dimenticarsi di chiedere i dessert fuori carta. La cucina continua a essere affidata a un duo ormai consolidato, quello composto da Francesca e Anna, rispettivamente madre e figlia di origini abruzzesi. In sala, si trova invece Sabrina De Angelis che con grande savoir-faire valorizza l’accoglienza mentre al momento della scelta del vino sopraggiunge al tavolo Paolo Latini, esperto sommelier con passaggi in noti locali in città, da Gusto all’Enoteca Regionale, che orienta nella selezione tra più di 180 etichette in carta.

Tra le novità della primavera c’è l’aperitivo di Ingegno che dà continuità al servizio no stop da mezzogiorno a mezzanotte – a esclusione del lunedì, unico giorno di chiusura settimanale – durante il quale, dal primo pomeriggio fino all’orario di cena è possibile rifocillarsi facendo tappa in questa osteria moderna che ritorna alle origini del concept nato come vineria.  Nell’intervallo tra il pranzo e il cena, l’appetito viene stuzzicato da taglieri di salumi e formaggi di Toscana e Alto Lazio che danno l’assist per introdurre la nuova degustazione di Champagne al bicchiere, una chicca che fa sconfinare la selettiva cantina, ultimamente ampliata con nomi che aziende che vinificano naturale o lavorano in biodinamico, dai cugini d’Oltralpe, suggerendo l’abbinamento vincente bollicine-fritto con lo Gnocco fritto, appunto, e crema di squacquerone.