Sala degli Orazi e Curiazi capitolini
Capitolini – La Sala degli Orazi e Curiazi 

Da oggi la Sala degli Orazi e Curiazi, all’interno dei Musei Capitolini, torna al suo massimo splendore e in un’elegante veste rinnovata. Ad inaugurare la sala al termine dei lavori di restauro la sindaca di Roma Virginia Raggi, il vicesindaco Luca Bergamo, il sovrintendente capitolino ai Beni Culturali Claudio Parisi Presicce e il presidente della Federazione italiana di scherma, Giorgio Scarso. Un intervento reso possibile dall’atto di mecenatismo di Mr. Alisher Usmanov, l’industriale russo-uzbeko che ha contribuito con la somma di 300mila euro. La donazione ha consentito di ripristinare la bellezza del ciclo pittorico, già pesantemente interessato da infiltrazioni d’acqua piovana.

 

I restauri hanno riguardato in particolare la fascia superiore delle pareti interne dove si trovano gli affreschi di Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino, e il soffitto ligneo a cassettoni, realizzato nel 1884 in sostituzione di quello cinquecentesco. Il soffitto presentava un generale sbiadimento e diverse disconnessioni: mancavano molti motivi ornamentali ed era presente un diffuso deterioramento per l’attacco di insetti xilofagi.

 

I lavori, avviati il 9 maggio scorso con la consegna della sala alla ditta aggiudicataria della gara di appalto, si sono svolti in modalità open: anche per questo cantiere, infatti, la Sovrintendenza capitolina ha previsto un passaggio all’interno della sala per dare ai visitatori l’opportunità di vedere i lavori in corso d’opera. Per avvicinare il pubblico alla tecnica di esecuzione dell’affresco sono state organizzate speciali visite didattiche che, grazie ad una passerella, hanno “elevato” i visitatori all’altezza dei dipinti: un’esperienza memorabile, unica nel suo genere.

 

“Oggi restituiamo ai romani e al mondo intero una delle più belle sale dei Musei Capitolini dopo gli importanti lavori di restauro”, dichiara la sindaca Raggi. “La Sala degli Orazi e Curiazi torna al suo antico splendore proprio quando manca poco più di un mese al 60°anniversario dei Trattati di Roma che ci stiamo preparando a celebrare. Un ringraziamento particolare va ad Alisher Usmanov che ha contribuito al restauro. Un esempio di passione per l’arte e di amore per la nostra città”.

 

“Il mecenatismo è uno strumento fondamentale per mantenere nelle migliori condizioni il nostro eccezionale patrimonio storico-archeologico. Spero che a questi contributi”, ha concluso la Sindaca, “ne seguiranno molti altri per aiutarci a tenere viva e a restituire al mondo la grande bellezza di questa città”.

 

La Sala degli Orazi e Curiazi – la Storia

La Sala degli Orazi e Curiazi è collocata nel piano nobile del Palazzo dei Conservatori dove “l’Appartamento” costituisce il complesso delle sale di rappresentanza dell’antica magistratura civica. Destinata in origine alle udienze del Consiglio Pubblico, la Sala è decorata da un ciclo di affreschi affidato nel 1595 a Giuseppe Cesari, detto il Cavalier d’Arpino (1568-1640), esponente di spicco del Manierismo romano. La conclusione dei lavori era prevista per il Giubileo del 1600 ma nel 1613 erano compiute solo le prime tre scene. Dopo un’interruzione di oltre vent’anni i lavori terminarono nel 1640. Il ciclo degli affreschi illustra alcuni noti episodi della storia delle origini di Roma, narrati da Tito Livio e resi come una serie di arazzi divisi da festoni di frutta e fiori, trofei d’armi e vasi. L’affresco che dà il nome alla Sala raffigura il combattimento tra gli Orazi e i Curiazi, episodio della guerra di Roma contro la vicina città di Albalonga, che si concluse con un duello tra i tre fratelli Orazi, vittoriosi, che rappresentavano Roma e i tre Curiazi per Albalonga. Nei lati corti della Sala vi sono due magnifiche statue onorarie di Papi: l’una, in marmo, scolpita da Gian Lorenzo Bernini tra il 1635 e il 1640, raffigura Urbano VIII Barberini (1623-1644); l’altra, realizzata in bronzo tra il 1645 e il 1650 in onore di Innocenzo X Pamphilj (1644-1655), è opera dello scultore bolognese Alessandro Algardi.